Aprire un Ristorante con il Finanziamento a Fondo Perduto del Bando Resto al Sud

aprire un ristorante con il finanziamento Resto al Sud

Guida alla Lettura

L’idea di aprire un ristorante nel Sud Italia non è solo un sogno per appassionati di cucina, tradizione e ospitalità. È una delle scelte imprenditoriali più solide e potenzialmente redditizie, soprattutto se supportata da una visione moderna, un’identità ben definita e un piano economico sostenibile. In un contesto in cui il turismo enogastronomico continua a crescere, le attività ristorative giocano un ruolo centrale nella valorizzazione del territorio e nell’offerta di esperienze autentiche.

Con il Bando Resto al Sud, oggi aprire un ristorante nel Mezzogiorno diventa un’opportunità concreta e accessibile anche per chi parte da zero. Grazie alla nuova versione Resto al Sud 2.0, infatti, il sostegno economico si rafforza e si amplia, arrivando a coprire integralmente l’investimento iniziale, sia per le spese strutturali che per quelle operative. In questo articolo vedremo come funziona il bando, quali sono le spese ammesse e i requisiti da rispettare. E lo faremo anche attraverso un esempio concreto: la storia di Pasquale e del suo socio, che hanno trasformato una passione condivisa per la cucina partenopea in un ristorante di successo nei Quartieri Spagnoli di Napoli.

Come funziona il finanziamento per aprire un ristorante

Il Bando Resto al Sud è rivolto a imprenditori tra i 18 e i 55 anni che desiderano avviare una nuova attività nel Mezzogiorno, nelle aree del cratere sismico del Centro Italia o nelle isole minori del Centro-Nord. Il meccanismo è pensato per sostenere le imprese fin dall’inizio, coprendo il 100% dell’investimento con una combinazione di fondo perduto e prestito agevolato.

Nel dettaglio, il finanziamento prevede il 50% a fondo perduto e il restante 50% sotto forma di prestito bancario a tasso zero, da restituire in 8 anni, con 2 anni di preammortamento e interessi a carico dello Stato. Nel caso di una società formata da due soci con i requisiti, il contributo complessivo può raggiungere i €100.000. A ciò si aggiunge un ulteriore contributo a fondo perduto di €10.000 per ciascun socio, destinato alle spese di gestione, per un totale di €20.000 extra.

La versione Resto al Sud 2.0 potenzia l’accessibilità della misura, valorizzando i progetti imprenditoriali ad alto impatto locale e permettendo di finanziare attività legate alla cultura, alla ristorazione e all’ospitalità, con una maggiore flessibilità nella destinazione delle risorse.

Spese ammissibili per avviare un ristorante con Resto al Sud

Il bando copre tutte le spese fondamentali per l’apertura e il funzionamento iniziale del ristorante. Rientrano nel programma gli interventi di ristrutturazione o manutenzione straordinaria dell’immobile, fino al limite del 30% dell’investimento, compresi i lavori per adeguamento sanitario, abbattimento barriere architettoniche o valorizzazione estetica dello spazio.

Sono integralmente finanziabili le attrezzature professionali da cucina, come forni, piastre, friggitrici, impianti di aspirazione, abbattitori, frigoriferi industriali, celle frigorifere, lavastoviglie, nonché l’intero allestimento della sala: tavoli, sedie, bancone, impianti audio e luci, elementi decorativi. Comprese anche le spese per software gestionali, sistemi POS, casse elettroniche, realizzazione del sito web, strumenti per il delivery, prenotazioni online e digital menu.

Le spese operative, come canoni di locazione, utenze, leasing attrezzature e assicurazioni, possono essere inserite nel piano entro un tetto massimo del 20% del totale. Non sono invece ammessi i costi per consulenze, progettazione tecnica e personale dipendente nella fase di avvio.

I requisiti necessari per aprire un ristorante con il bando

Per ottenere il finanziamento non è obbligatorio possedere da subito un diploma alberghiero o specifici titoli professionali, ma è fondamentale dimostrare una preparazione coerente con il settore, una visione gestionale chiara e un progetto ben argomentato. Chi presenta la domanda deve conoscere le dinamiche operative del comparto food & beverage, oppure affiancarsi a un socio con competenze complementari.

L’assenza di esperienza diretta non è un limite insormontabile, a condizione che si dimostri, nel piano economico e nella relazione descrittiva, di sapere come organizzare l’attività, come posizionarsi sul mercato e quali strategie adottare per intercettare il proprio target. Una pianificazione coerente, realistica e fondata su dati, è l’elemento che più di ogni altro determina l’approvazione del progetto.

Il caso di Pasquale: una cucina napoletana che racconta il territorio nei Quartieri Spagnoli

Pasquale e il suo socio, entrambi trentenni con esperienze diverse ma complementari, hanno deciso di investire insieme nella loro città. Il primo, appassionato di cucina napoletana, aveva già lavorato in alcune trattorie storiche, mentre il secondo proveniva dal mondo del marketing digitale. Uniti dalla stessa visione di impresa, hanno voluto creare un ristorante nei Quartieri Spagnoli di Napoli, con l’obiettivo di valorizzare i piatti della tradizione in chiave autentica, accessibile e genuina.

Grazie al nostro affiancamento hanno redatto un business plan dettagliato, accompagnato da un’analisi puntuale della location, del target e del budget. Il progetto ha ottenuto l’approvazione completa, con un finanziamento di €100.000 (suddiviso in €50.000 a socio) e un contributo aggiuntivo a fondo perduto di €20.000 per la gestione iniziale.

Con queste risorse hanno ristrutturato il locale, acquistato l’intera dotazione tecnica per la cucina, arredato la sala con uno stile contemporaneo e realizzato un sito web per prenotazioni e promozione. Oggi il ristorante è una realtà attiva, apprezzata sia dai napoletani che dai turisti, con un’identità forte e un’offerta gastronomica che racconta la città attraverso il cibo. La loro storia è la dimostrazione di quanto un progetto ben costruito, sostenuto da strumenti pubblici, possa diventare un’impresa sostenibile e di valore.

Perché oggi conviene aprire un ristorante al Sud con il supporto pubblico

La ristorazione è un settore che richiede passione, rigore e continuità. Ma è anche un settore che, se ben pianificato, può garantire ritorni importanti, specialmente in città ad alta vocazione turistica come Napoli. Oggi, con il supporto del Resto al Sud 2.0, è possibile affrontare questa sfida con una struttura finanziaria solida, evitando l’indebitamento personale e accedendo a un modello di finanziamento equo, sostenibile e ben regolato.

Chi ha una buona idea, un’identità chiara e una proposta coerente con il territorio, può contare su un’opportunità concreta per trasformare la propria vocazione gastronomica in un’impresa vera, competitiva e duratura.

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