Turismo lento, esperienziale, eco: quando Resto al Sud 2.0 può aiutare

Resto al Sud 2.0 turismo esperienziale

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Nel Sud Italia, dove borghi storici, sentieri naturalistici e tradizioni autentiche si intrecciano con paesaggi incontaminati, cresce l’interesse verso un nuovo modo di viaggiare: più lento, sostenibile, relazionale. Sempre più giovani immaginano di trasformare questi luoghi in destinazioni per viaggiatori consapevoli, offrendo esperienze che uniscano ospitalità, natura, cultura e benessere. Ma la domanda è concreta: Resto al Sud 2.0 può sostenere questo tipo di turismo? È davvero possibile finanziare attività legate all’ospitalità diffusa, all’escursionismo, all’agricoltura esperienziale, alla mobilità dolce o ai laboratori artigianali locali? In questo articolo esploriamo nel dettaglio quando, come e con quali condizioni il bando può diventare un alleato credibile per chi vuole costruire un’impresa nel turismo lento, mettendo al centro la valorizzazione del territorio e un’idea più autentica di accoglienza.

La nuova domanda turistica e il potenziale inespresso del Sud

Il turismo esperienziale non è una moda passeggera, ma una tendenza strutturale che sta ridisegnando il modo in cui le persone viaggiano. Sempre più turisti scelgono destinazioni minori, cercano autenticità, vogliono vivere il territorio come attori, non semplici visitatori. Il Sud Italia, con la sua biodiversità paesaggistica e culturale, è in una posizione privilegiata per intercettare questa domanda. Tuttavia, manca ancora un’offerta imprenditoriale diffusa, capace di tradurre questo potenziale in progetti sostenibili e organizzati. È qui che Resto al Sud 2.0 può entrare in gioco come strumento abilitante, soprattutto per i giovani che vogliono creare nuove formule di ospitalità, esperienze immersive o servizi innovativi per il viaggiatore consapevole.

Il bando, aggiornato nel 2025, guarda con favore alle attività turistiche quando sono improntate alla sostenibilità, all’integrazione territoriale e alla creazione di valore locale. Non finanzia solo strutture ricettive in senso stretto, ma anche progetti culturali, artigianali, ambientali o formativi che abbiano un impatto sul turismo e una solida struttura d’impresa. Questo apre la strada a una nuova generazione di operatori che, con creatività e attenzione al territorio, possono davvero ripensare il turismo come leva di sviluppo, non di sfruttamento.

Ospitalità diffusa, agriturismo, B&B esperienziali: quando il progetto è ammissibile

Le strutture ricettive restano tra le attività più finanziate da Resto al Sud, ma con una novità importante: ciò che oggi viene premiato non è tanto il numero di stanze, quanto la qualità dell’esperienza proposta. I progetti di ospitalità diffusa, gli agriturismi autentici, i B&B tematici integrati con attività culturali o ambientali sono considerati perfettamente coerenti con la misura, se organizzati in modo imprenditoriale e con attenzione alla sostenibilità.

Per essere ammissibili, queste attività devono avere sede nei territori eleggibili, presentare un business plan credibile, e dimostrare di poter operare in modo stabile nel tempo. Le spese ammissibili includono la ristrutturazione degli immobili, l’acquisto di arredi, attrezzature, software per la gestione e la promozione dell’attività. Ma il valore aggiunto viene riconosciuto ai progetti che creano reti con il territorio: ad esempio collaborazioni con produttori locali, artigiani, guide ambientali, enti culturali o iniziative scolastiche. Il turismo lento premia chi sa raccontare un territorio, e Invitalia valuta positivamente quei modelli di ospitalità capaci di diventare presìdi culturali, non semplici luoghi di pernottamento.

Esperienze outdoor e mobilità dolce: una nuova frontiera per l’impresa

Un altro ambito in forte crescita riguarda le esperienze all’aria aperta: escursioni, trekking, cicloturismo, kayak, percorsi naturalistici guidati, ma anche servizi di noleggio bici, e-bike, mezzi elettrici, bus navetta per borghi remoti. Tutte queste iniziative, se ben strutturate, possono rientrare tra le attività finanziabili da Resto al Sud 2.0. Il requisito, come sempre, è la presenza di un piano economico sostenibile e di un impatto reale sul territorio. Le esperienze outdoor, infatti, non sono più attività collaterali, ma vere imprese che richiedono logistica, attrezzature, promozione e coordinamento, e che possono generare occupazione diretta e indiretta, anche in piccoli centri spesso esclusi dai circuiti turistici tradizionali.

Anche la mobilità dolce, intesa come sistema di trasporto integrato a basso impatto, può essere oggetto di finanziamento. Ad esempio, la creazione di servizi per il trasporto di persone e bagagli lungo cammini escursionistici, l’organizzazione di itinerari tematici, o la gestione di piccoli info-point digitali per orientare il viaggiatore sostenibile. In questi casi, l’aspetto vincente è la capacità di rispondere a un bisogno reale del territorio, integrando turismo e servizi in un progetto coerente, replicabile e a basso impatto.

Cultura, tradizioni e artigianato: quando il turismo esperienziale si fa racconto locale

Una delle caratteristiche più forti del turismo esperienziale è il suo legame con l’identità culturale. Non si tratta solo di visitare luoghi, ma di incontrare storie, saperi, persone. Per questo, anche i laboratori di artigianato, le scuole di cucina tradizionale, le esperienze di raccolta, lavorazione o trasformazione dei prodotti locali possono rientrare nei progetti finanziabili, purché siano presentati in chiave imprenditoriale e orientati all’accoglienza turistica.

Un laboratorio che produce ceramica, tessuti, prodotti naturali o strumenti musicali tipici può trasformarsi in un luogo di narrazione e formazione, offrendo al viaggiatore non solo un oggetto, ma un’esperienza autentica. Allo stesso modo, un’impresa che organizza eventi culturali legati a feste popolari, riti religiosi, musica o teatro locale può proporre un pacchetto esperienziale sostenibile e attrattivo, soprattutto se inserito in una rete territoriale. La cultura, in questo contesto, diventa un asset produttivo: il turismo non la consuma, ma la sostiene, contribuendo alla sua trasmissione e rigenerazione.

Strategia, visione e sostenibilità: gli elementi chiave per ottenere il contributo

Se il progetto ha un’anima autentica ma manca di struttura, difficilmente supererà la valutazione. Resto al Sud 2.0 premia l’innovazione che sa stare sul mercato, quella capace di combinare valori sociali con una strategia economica. Per ottenere il contributo, è essenziale elaborare un piano d’impresa dettagliato, con obiettivi chiari, analisi della domanda turistica, risorse tecniche e finanziarie definite, e soprattutto una governance dell’attività che ne garantisca la sostenibilità nel tempo.

I progetti più solidi sono quelli che non si limitano a raccontare un’idea suggestiva, ma sanno spiegare come verrà realizzata, chi saranno i partner, quali canali di promozione verranno attivati e quale modello economico sorreggerà l’attività nei primi due o tre anni. Anche l’integrazione con strumenti digitali, dalla promozione online alla gestione delle prenotazioni, è un elemento positivo. Ma ciò che conta davvero è la coerenza tra visione e fattibilità: il Sud non ha bisogno di iniziative estemporanee, ma di imprese solide, capaci di generare valore in modo continuativo.

Se vuoi valorizzare il tuo territorio e costruire un’impresa nel turismo esperienziale, non lasciare nulla al caso: affidati all’esperto del Bando Resto al Sud 2.0 e può aiutarti a strutturare al meglio la tua idea. Informati con esperti del settore, perché ogni progetto sostenibile ha bisogno di solide fondamenta.

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