Voucher Resto al Sud 2.0: come ottenere 50.000 euro a fondo perduto per avviare la tua impresa

voucher resto al sud 2.0

Guida alla Lettura

Parlare oggi di voucher Resto al Sud 2.0 significa entrare nel cuore operativo di una misura rinnovata, pensata per agevolare l’autoimpiego nelle regioni meridionali e nelle aree interne del Centro Italia, con un impatto diretto sulla possibilità concreta di trasformare un’idea in un’attività economica autonoma. Il voucher non è un incentivo generico, né un rimborso differito: si tratta di un contributo immediato, a fondo perduto, erogabile in fase di avvio e destinato a coprire le prime spese essenziali di chi decide di aprire una nuova impresa o attività professionale.

L’obiettivo di questo strumento è estremamente chiaro: facilitare la partenza. Ed è proprio per questo che il legislatore, nel quadro del Decreto Coesione 2024, ha previsto un meccanismo semplificato e potente, che nel nuovo Resto al Sud 2.0 consente di ottenere fino a 50.000 euro nella forma di voucher diretto, senza obbligo di restituzione, purché il progetto rispetti alcuni criteri di sostenibilità, coerenza e localizzazione.

Ma per comprendere davvero il potenziale di questa misura non basta conoscerne il tetto massimo: occorre capire come funziona il voucher Resto al Sud 2.0, chi può beneficiarne, quali spese può coprire e, soprattutto, come strutturare un piano d’impresa credibile per essere ammessi al contributo.

Come funziona il voucher Resto al Sud 2.0: finalità e importo massimo

Il voucher Resto al Sud 2.0 rappresenta la componente più diretta e accessibile della misura, rivolta a giovani tra i 18 e i 35 anni che intendano avviare un’attività autonoma in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, oppure in alcune aree del cratere sismico del Centro Italia o nelle isole minori del Centro-Nord. La sua funzione è chiara: fornire liquidità immediata per sostenere i costi iniziali, senza attendere le rendicontazioni o l’avanzamento dell’investimento.

L’importo base è pari a 40.000 euro a fondo perduto, ma può salire fino a 50.000 euro se l’iniziativa presenta elementi di transizione digitale, sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica o se rientra in settori strategici individuati dalla normativa. La valutazione di questi elementi avviene in sede istruttoria da parte di Invitalia, sulla base della documentazione allegata al progetto e della descrizione tecnica del business plan.

Il vantaggio principale di questo strumento è la rapidità operativa: a differenza di altri incentivi che si sbloccano solo dopo l’avvio dell’attività o l’effettiva realizzazione delle spese, il voucher può essere erogato in acconto, fino al 70% dell’importo approvato, con il solo impegno a realizzare il piano nei termini stabiliti. Si tratta quindi di un vero strumento abilitante, che permette di iniziare subito, con risorse già disponibili, e di costruire progressivamente il resto del progetto.

Spese ammissibili con il voucher Resto al Sud 2.0

Uno degli aspetti fondamentali da chiarire è quali spese possono essere coperte con il voucher Resto al Sud 2.0. La norma, in questo senso, è molto precisa e orientata verso investimenti strutturali. Il contributo può essere utilizzato per acquistare beni strumentali nuovi, hardware e software, licenze digitali, piattaforme online, materiali per l’avvio dell’attività, piccole opere edili funzionali alla sede operativa (nei limiti previsti), oltre che per servizi di consulenza specialistica, progettazione, formazione o comunicazione, purché direttamente connessi al progetto.

Sono invece escluse tutte le spese di esercizio ricorrente, come materie prime, canoni di locazione, bollette, personale dipendente, oneri finanziari, interessi o leasing. Il voucher, insomma, non deve servire a mantenere l’attività una volta avviata, ma a metterla in condizione di partire, dotandola degli strumenti essenziali per operare e posizionarsi sul mercato.

Per essere accettate, le spese devono essere giustificate da preventivi, offerte o proiezioni realistiche, e devono risultare coerenti con quanto descritto nel business plan. Invitalia ha introdotto anche controlli documentali e, in alcuni casi, verifiche da remoto o in loco per accertare che i beni siano effettivamente installati e operativi. Questo non deve essere visto come un ostacolo, ma come una garanzia di qualità e trasparenza dell’intervento.

Come accedere al voucher Resto al Sud 2.0: requisiti, tempistiche e documenti

Per accedere al voucher Resto al Sud 2.0, il primo requisito essenziale è quello anagrafico e soggettivo: occorre avere tra i 18 e i 35 anni, essere residenti in una delle aree ammissibili e trovarsi in stato di inattività, disoccupazione o inoccupazione, oppure essere beneficiari dei percorsi GOL. Inoltre, l’attività deve essere formalmente avviata entro i 30 giorni precedenti alla domanda: questo significa aver già aperto partita IVA (per l’attività individuale) o costituito la società (per forme collettive) prima dell’invio della richiesta.

La domanda si presenta online tramite SPID, CIE o CNS, accedendo alla piattaforma Invitalia non appena verrà pubblicato il decreto direttoriale con apertura dello sportello. Il modulo richiede la compilazione di un piano d’impresa dettagliato, con indicazione delle spese previste, dei tempi di realizzazione, delle risorse disponibili e degli obiettivi strategici. Non è richiesto un cofinanziamento, ma una parte delle spese deve essere anticipata per ricevere il saldo finale.

È importante sottolineare che il voucher Resto al Sud 2.0 non è cumulabile con altri contributi pubblici sulla stessa spesa, ma può essere integrato da microcredito, garanzie del Fondo PMI o forme di autofinanziamento, mantenendo però il rispetto delle soglie di aiuto stabilite dal regolamento “de minimis”.

Perché il voucher Resto al Sud 2.0 è un’occasione concreta da cogliere subito

In un panorama di incentivi spesso complesso e frammentato, il voucher Resto al Sud 2.0 si distingue per semplicità, accessibilità e potere abilitante. Non si tratta di un bando per pochi esperti del settore, ma di un’opportunità concreta, pensata per chi vuole partire subito, con strumenti reali e un supporto gestionale integrato. La possibilità di ricevere fino a 50.000 euro a fondo perduto, senza dover accedere al credito bancario e senza restituire nulla, rappresenta una leva fortissima per chi ha un progetto valido ma poche risorse iniziali.

È però essenziale non sottovalutare la componente progettuale. Per essere approvato, il piano deve essere credibile, coerente, ben documentato e dimostrare la capacità dell’attività di generare reddito e sostenersi nel tempo. Chi si affida a un percorso consulenziale solido, definisce con precisione le spese, struttura il business plan in modo funzionale al bando e rispetta i tempi normativi, ha ottime probabilità non solo di accedere al voucher, ma anche di trasformarlo in un’impresa sostenibile nel tempo.

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