Aprire Un Bar Con Il Finanziamento A Fondo Perduto Del Bando Resto Al Sud

Aprire un bar con il finanziamento Resto al Sud

Guida alla Lettura

Aprire un bar con il finanziamento Resto al Sud è oggi una delle scelte imprenditoriali più concrete per chi desidera costruire un’attività solida e duratura nel Mezzogiorno. Non si tratta semplicemente di cogliere una moda del momento, ma di mettere in atto un investimento territoriale, sociale ed economico in un settore che continua a generare occupazione, relazioni e valore. La misura pubblica più efficace per sostenere questo tipo di iniziativa è proprio il Bando Resto al Sud, che consente di avviare un’attività con un importante contributo a fondo perduto e con un finanziamento agevolato in condizioni estremamente vantaggiose.

Ma c’è di più: è in arrivo il Resto al Sud 2.0, un aggiornamento strutturale della misura, che estenderà ulteriormente la platea dei beneficiari e potenzierà le opportunità di finanziamento, integrandole con strumenti digitali, cumulabilità con altri incentivi e nuove forme di premialità per chi investe in innovazione, sostenibilità e creazione di valore locale. Questo rende il momento attuale strategico per pianificare l’apertura di un bar con un piano ben strutturato, accompagnato da una consulenza tecnica in grado di interpretare correttamente tutte le novità in arrivo.

Come funzionano le agevolazioni per aprire un bar con il finanziamento Resto al Sud

La misura è rivolta a soggetti di età compresa tra i 18 e i 55 anni residenti nel Sud Italia, nelle aree del cratere sismico del Centro e nelle isole minori del Centro-Nord. Il finanziamento copre il 100% dell’investimento, diviso tra due componenti principali: il 50% è un contributo a fondo perduto, mentre il restante 50% è un prestito bancario a tasso zero, rimborsabile in 8 anni, con 24 mesi di preammortamento e interessi interamente coperti da Invitalia.

Le cifre erogabili variano in base alla forma giuridica. Un’impresa individuale può ricevere fino a 60.000 euro, mentre una società può ottenere 50.000 euro per socio, con un tetto massimo di 200.000 euro. A questo si aggiunge un contributo supplementare: 15.000 euro extra per ditte individuali e liberi professionisti, oppure fino a 40.000 euro per le società, distribuiti in base al numero dei soci.

Queste risorse permettono di coprire integralmente tutte le spese necessarie per avviare e rendere operativa un’attività di somministrazione nel rispetto dei requisiti normativi e di mercato.

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Quali spese posso finanziare e quali no?

Chi decide di aprire un bar con il finanziamento Resto al Sud può accedere a un’ampia gamma di spese ammissibili. È possibile finanziare interventi su immobili per ristrutturazioni o manutenzioni straordinarie, fino a un massimo del 30% del programma di spesa. Sono incluse le spese per macchinari, impianti e attrezzature nuovi, essenziali per garantire la funzionalità del locale. Inoltre, è ammessa la realizzazione di un sito web, l’acquisto di software gestionali, sistemi di sicurezza e soluzioni digitali integrate per la gestione delle vendite.

Rientrano nel finanziamento anche le spese operative come materie prime, utenze, canoni di locazione, leasing e assicurazioni, nel limite del 20% dell’intero piano. Restano invece escluse le spese per la progettazione tecnica, le consulenze esterne e il costo del personale dipendente, in linea con l’impostazione della misura che punta a finanziare investimenti tangibili e immediatamente produttivi.

Attrezzature finanziabili per l’apertura di un bar: cosa puoi includere nel progetto

Quando si avvia un bar, le attrezzature rappresentano il cuore operativo dell’investimento. Grazie al Resto al Sud, puoi finanziare una macchina professionale per il caffè, un macinacaffè industriale, un forno multifunzione per la preparazione di panini e snack, nonché friggitrici e piastre professionali. È possibile acquistare frigoriferi verticali, vetrine refrigerate da banco, congelatori, lavastoviglie industriali, oltre a tutta la linea d’arredo: tavoli, sedie, sgabelli, banconi, scaffalature.

Completano l’elenco le insegne luminose, gli impianti di climatizzazione e ventilazione, i sistemi POS integrati per pagamenti e gestione del magazzino. Tutte queste voci, se ben organizzate all’interno del piano di spesa, contribuiscono a costruire un locale efficiente, conforme alle normative igienico-sanitarie e capace di offrire un’esperienza accogliente al cliente.

Requisiti professionali: ciò che serve per gestire un bar finanziato

Un aspetto vantaggioso del bando è che non è necessario possedere tutti i requisiti professionali al momento della domanda, ma solo prima dell’avvio dell’attività. Questo significa che è possibile avviare la procedura di finanziamento anche se si stanno ancora frequentando i corsi necessari.

In particolare, è richiesto il corso HACCP per la sicurezza alimentare e, nella maggior parte dei casi, il corso SAB (Somministrazione Alimenti e Bevande), obbligatorio per ottenere l’autorizzazione alla vendita. Entrambi i percorsi possono essere completati una volta ottenuta l’approvazione del progetto, offrendo maggiore flessibilità a chi si sta riqualificando o avvicinando per la prima volta al settore. Pianificare correttamente il conseguimento di questi requisiti è tuttavia fondamentale per non compromettere le tempistiche di apertura e per garantire la piena conformità dell’attività.

Il caso di Salvatore: da un’idea a un bar di successo in Campania

Un esempio concreto della forza di questa misura è rappresentato dalla storia di Salvatore, giovane imprenditore campano che ha aperto il suo bar nel cuore di un comune della provincia di Caserta grazie al nostro supporto consulenziale. Partito da un’idea semplice ma ben strutturata – creare un luogo moderno ma radicato nel territorio, con caffetteria, bistrot e servizio digitale – Salvatore ha ottenuto l’approvazione del finanziamento in tempi rapidi.

Abbiamo curato con lui ogni fase: dal business plan alla gestione della domanda, dall’organizzazione delle spese alla definizione delle attrezzature finanziabili. Oggi il suo locale non è solo un punto di ritrovo per i residenti, ma anche un esempio concreto di impresa nata con il contributo pubblico e portata avanti con competenza e determinazione. La sua esperienza dimostra come il Resto al Sud – e in prospettiva il Resto al Sud 2.0 – possano realmente generare occupazione, inclusione e sviluppo territoriale.

Perché aprire un bar con il finanziamento Resto al Sud conviene davvero oggi

Aprire un bar con il finanziamento Resto al Sud non è solo un’opportunità economica: è una scelta strategica per valorizzare competenze, rilanciare il territorio e accedere a risorse pubbliche che possono fare la differenza nel successo di un’attività. Con l’arrivo del Resto al Sud 2.0, il quadro si arricchisce ulteriormente: maggiore integrazione digitale, nuovi criteri di premialità, apertura a progettualità innovative e possibilità di cumulo con ulteriori strumenti agevolativi.

In questo scenario, la differenza non la fa solo l’idea, ma la qualità del progetto e la capacità di presentarlo nel modo corretto. Affidarsi a una consulenza esperta è oggi il passo più sicuro per ottenere l’agevolazione, evitare errori e impostare il futuro dell’attività su basi solide. Se stai pensando di aprire un bar nel Sud Italia, questo è il momento giusto per agire: il capitale c’è, le regole sono chiare, e il supporto per accompagnarti non manca.

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