Aprire un’Attività di Riprese Aeree con Drone Con Il Finanziamento a Fondo Perduto del Bando Resto al Sud

aprire un’attività con drone grazie al finanziamento Resto al Sud

Guida alla Lettura

Nell’epoca della comunicazione visiva e dell’innovazione digitale, avviare un’attività specializzata nelle riprese aeree con drone rappresenta oggi una delle opportunità imprenditoriali più intelligenti, soprattutto nel contesto del Mezzogiorno. Non si tratta più di una moda o di un servizio accessorio, ma di una professione vera e propria, sempre più richiesta da settori strategici come l’immobiliare, la promozione turistica, la documentazione paesaggistica, la comunicazione aziendale, la produzione video, gli eventi privati e istituzionali, l’agricoltura di precisione e l’ingegneria ambientale.

Il valore di questa attività sta nella capacità di raccontare luoghi, spazi, strutture e progetti da un punto di vista privilegiato: dall’alto. Un linguaggio visivo potente, immersivo e altamente emozionale, che oggi può essere messo al servizio del territorio senza dover affrontare da soli i costi iniziali, grazie al Bando Resto al Sud, che copre fino al 100% delle spese necessarie all’avvio. E proprio in questi mesi, con l’imminente evoluzione della misura nella sua nuova versione Resto al Sud 2.0, le condizioni di accesso stanno diventando ancora più vantaggiose, flessibili e orientate alle nuove professioni digitali.

Per chi possiede già le competenze, le abilitazioni ENAC, una visione chiara e una buona capacità di progettazione, il momento per partire è quello giusto.

La professionalità dietro il volo: non basta avere un drone

Aprire un’attività con drone non equivale semplicemente a possedere un dispositivo. Fare impresa in questo settore significa costruire un servizio integrato, tecnicamente qualificato e capace di rispondere alle richieste più complesse. Occorrono certificazioni, know-how, attrezzature professionali, conoscenza della normativa aeronautica e strumenti per l’elaborazione e la post-produzione dei contenuti. Non si parla solo di video spettacolari, ma di servizi ad alta specializzazione per rilievi tecnici, mappature fotogrammetriche, sopralluoghi per enti pubblici, promozione turistica e comunicazione territoriale.

La vera differenza la fa chi sa coniugare tecnica di volo, creatività visiva e struttura imprenditoriale. In questo senso, il Bando Resto al Sud rappresenta uno strumento chiave per costruire fin dall’inizio un’attività professionale, organizzata, visibile e ben attrezzata.

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Il finanziamento pubblico per decollare: le opportunità del Bando Resto al Sud

L’attuale impianto del bando consente di coprire interamente l’investimento iniziale, combinando in maniera equilibrata una parte di contributo a fondo perduto e una quota di finanziamento agevolato a tasso zero, senza interessi e con due anni di preammortamento. Questo consente di dotarsi subito delle strumentazioni più avanzate – droni professionali di ultima generazione, computer per il montaggio, software di editing e accessori tecnici – ma anche di sostenere i costi iniziali di gestione senza dover ricorrere a risorse proprie. A questa struttura si aggiunge un contributo extra, anch’esso a fondo perduto, destinato a coprire affitti, utenze, leasing operativo, assicurazioni, promozione e spese di comunicazione nei primi mesi di attività.

L’avvento del Resto al Sud 2.0, già annunciato nei canali istituzionali, porterà ulteriori benefici: maggiore flessibilità rendicontativa, apertura a nuove categorie di spesa come le licenze software e le piattaforme digitali, possibilità di integrazione con voucher formativi e nuovi criteri per l’accesso cumulativo ad altri incentivi pubblici. Questo renderà l’attività con drone ancora più compatibile con i nuovi parametri di sviluppo del lavoro autonomo e dell’autoimpiego nel Sud Italia.

Cosa serve per partire: requisiti, strategia e visione

Per ottenere il finanziamento è necessario presentare un progetto ben pianificato, accompagnato da un business plan dettagliato che dimostri la fattibilità economica e tecnica dell’iniziativa. È indispensabile possedere già la licenza ENAC per il pilotaggio professionale, essere in regola con la normativa e disporre di una polizza assicurativa specifica per le operazioni con APR. Oltre agli aspetti tecnici, il piano deve evidenziare una visione commerciale chiara: definizione del target di clientela, posizionamento strategico, sviluppo di reti collaborative con agenzie creative, professionisti del video, enti locali o operatori del turismo.

Il Resto al Sud – e ancor più il Resto al Sud 2.0 – premia la capacità di trasformare una passione in una struttura operativa solida. L’imprenditore non deve essere solo un tecnico del volo, ma un vero professionista dell’immagine, capace di offrire soluzioni concrete ai bisogni di comunicazione e documentazione di territori, imprese e istituzioni.

Un’opportunità concreta per un Sud che vuole raccontarsi dall’alto

Oggi, il Sud ha bisogno di strumenti per raccontarsi. Le bellezze paesaggistiche, la ricchezza culturale, le architetture storiche e le eccellenze locali attendono solo nuovi linguaggi per emergere. Le riprese aeree rappresentano il canale ideale per farlo. E in questo contesto, avviare un’attività con drone, sostenuta da una misura pubblica strutturata come il Resto al Sud, è molto più di una scelta tecnica: è una visione. È la possibilità di mettere insieme talento, tecnologia e territorio per costruire un’impresa che abbia radici locali ma prospettive globali.

Il finanziamento esiste, le condizioni sono favorevoli, il quadro normativo è in evoluzione e l’interesse del mercato è alto. Chi ha già le competenze, o sta completando il percorso abilitante, può oggi realizzare un progetto concreto, efficace e subito operativo. Resto al Sud – e il suo aggiornamento 2.0 – rappresentano una leva reale per chi vuole trasformare il cielo in una strada da percorrere.

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