Come funziona Resto al Sud 2.0: il fondo perduto per fare impresa nel Mezzogiorno oggi

Come funziona Resto al Sud 2.0

Guida alla Lettura

Quando si parla di Resto al Sud 2.0, si rischia spesso di ridurre tutto a una semplice erogazione di fondi pubblici, magari paragonandola ad altri contributi a fondo perduto regionali o nazionali. Ma per coglierne la portata reale bisogna cambiare prospettiva: Resto al Sud 2.0 non è solo un incentivo, è un disegno strategico, una misura pensata per restituire centralità economica e imprenditoriale a quelle aree del Paese che, da decenni, vedono fuggire capitale umano, risorse e opportunità. Comprendere davvero come funziona Resto al Sud 2.0 significa quindi abbracciare la visione che lo sostiene: quella di un Mezzogiorno non più periferico e dipendente, ma generativo, autonomo e radicato nei propri talenti.

A rendere questa misura unica è innanzitutto la sua struttura a più livelli, che integra diverse forme di sostegno economico con un modello operativo orientato alla sostenibilità d’impresa. Non si tratta, insomma, di “ricevere dei soldi e iniziare a spendere”, ma di costruire un progetto imprenditoriale solido, finanziariamente coerente, territorialmente radicato e, soprattutto, accompagnato da un sistema di tutoraggio qualificato. È proprio in questa sinergia tra risorse economiche, supporto tecnico e finalità sociali che risiede il vero valore della misura. Resto al Sud 2.0 non premia solo l’idea, ma soprattutto la capacità del proponente di dimostrare che quell’idea può vivere, crescere e generare impatto.

Come funziona Resto al Sud 2.0 per chi vuole avviare una nuova impresa

Alla domanda “come funziona Resto al Sud 2.0” si risponde, in primo luogo, attraverso il profilo di chi ne può beneficiare. La misura è pensata per giovani fino a 35 anni che siano disoccupati, inattivi o inoccupati, ma anche per chi si trova in una condizione di marginalità riconosciuta o partecipa ai percorsi GOL. Non si parla più, quindi, solo di “start up”, ma di vero e proprio autoimpiego qualificato: l’incentivo si rivolge a persone che vogliono costruire una carriera professionale autonoma, assumendosi il rischio d’impresa ma con una rete alle spalle.

Uno dei tratti distintivi di questa nuova versione della misura è la possibilità di avviare l’attività anche pochi giorni prima della domanda, purché sia ancora inattiva. Questo consente una pianificazione concreta, già strutturata, che può essere sostenuta sin dai primi passi. La localizzazione resta quella tradizionale del “Resto al Sud” originario: le otto regioni del Mezzogiorno, a cui si aggiungono le aree colpite dai sismi del Centro Italia e le isole minori del Centro-Nord. L’intento è chiarissimo: rigenerare territori fragili, rendendoli terreno fertile per nuove imprese, valorizzando la residenzialità, le filiere locali e la prossimità operativa.

Finanziamento, voucher, contributi: cosa cambia davvero

Per capire come funziona Resto al Sud 2.0 in termini finanziari, bisogna entrare nella logica duale dello strumento. La misura è costruita su due livelli di intervento. Il primo è il cosiddetto “voucher di avvio”: un contributo immediato, a fondo perduto, fino a 40.000 euro (che possono salire a 50.000 se il progetto prevede elementi di digitalizzazione o sostenibilità ambientale). Questo voucher serve per lanciare l’attività in tempi rapidi, finanziare le prime spese fondamentali e offrire una base di partenza senza necessità di cofinanziamento da parte del beneficiario.

Il secondo livello riguarda i contributi più strutturati, dedicati ai progetti d’investimento. In questo caso, la misura copre fino al 75% delle spese ammissibili per programmi inferiori a 120.000 euro e fino al 70% per quelli compresi tra 120.000 e 200.000 euro. Le voci di spesa ammissibili sono pensate per sostenere l’avvio concreto e produttivo dell’impresa: beni strumentali nuovi, hardware e software, opere edili, consulenze specialistiche e formazione. Sono esclusi invece costi di gestione, immobili, consulenze ordinarie e acquisti non produttivi. La logica è chiara: il contributo pubblico non deve finanziare il funzionamento, ma abilitare la crescita produttiva e strutturata dell’impresa.

Come funziona il tutoraggio nel nuovo Resto al Sud 2.0

Uno degli aspetti più innovativi del nuovo Resto al Sud 2.0 – e tra i più decisivi nel determinarne il successo – è l’introduzione sistematica di un tutor d’impresa, figura cardine del nuovo modello. Non si tratta di una consulenza spot, ma di un affiancamento tecnico e gestionale continuativo, calibrato sulle esigenze reali di chi sta iniziando. Il servizio ha un valore economico complessivo di 5.000 euro per impresa: 4.000 euro destinati all’assistenza amministrativa fornita da Invitalia e 1.000 euro al coaching gestionale erogato tramite l’Ente Nazionale per il Microcredito.

Questo tutor garantisce supporto operativo quotidiano, dalla corretta compilazione dei documenti alla gestione delle spese, fino alla rendicontazione finale. Ancora più importante è il fatto che può offrire consulenza strategica su aspetti decisivi come la gestione dei fornitori, l’analisi dei costi, l’accesso al credito e la pianificazione dei flussi di cassa. In territori dove la sopravvivenza delle imprese è una sfida quotidiana, questo servizio diventa uno strumento cruciale per superare i primi tre anni, fase notoriamente ad alta mortalità per le microimprese.

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Se sei arrivato fin qui, è perché stai pensando davvero di metterti in gioco. E questo è già il primo passo concreto verso la costruzione della tua impresa. Ma affrontare una misura come Resto al Sud 2.0 richiede molto più di una buona idea: serve metodo, conoscenza delle regole, consapevolezza finanziaria e una strategia chiara. Proprio per questo, offro la possibilità di una consulenza gratuita: uno spazio di confronto tecnico, non commerciale, in cui analizzare insieme la tua situazione, verificare i requisiti e capire se – e come – il tuo progetto può trasformarsi in un’impresa finanziata e sostenibile.

Il nostro obiettivo comune non sarà solo ottenere il contributo, ma costruire una realtà imprenditoriale che funzioni davvero, che duri nel tempo e che generi valore sul territorio. Scrivimi: partire con una visione chiara fa già metà del lavoro.

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