Pet economy e attività per animali: sono finanziabili con Resto al Sud 2.0 nel 2025?

Resto al Sud 2.0 pet economy

Guida alla Lettura

Negli ultimi anni, la pet economy è cresciuta in modo esponenziale anche nel Sud Italia, trainata da una cultura sempre più attenta al benessere degli animali e da una domanda in costante espansione. Toelettatori, pet hotel, ambulatori veterinari, asili per cani, educatori cinofili e servizi innovativi dedicati a cani e gatti stanno diventando una realtà imprenditoriale dinamica e redditizia.

Ma chi vuole investire in questo settore nel Mezzogiorno può davvero contare sul sostegno di Resto al Sud 2.0 nel 2025? I progetti legati agli animali d’affezione rientrano tra le attività ammesse? E quali condizioni vanno rispettate per ottenere il contributo a fondo perduto? In questo articolo analizziamo nel dettaglio l’accessibilità del bando per chi desidera avviare un’attività nella pet economy, spiegando con chiarezza quando è possibile ottenere il finanziamento, quali spese sono ammissibili e come strutturare correttamente il progetto imprenditoriale.

Un settore in espansione: perché la pet economy interessa anche Resto al Sud 2.0

La pet economy non è più un mercato di nicchia, ma un comparto consolidato dell’economia contemporanea, con un giro d’affari in costante aumento anche in Italia. Secondo le stime più recenti, la spesa media annua per animale domestico supera ormai i 1.500 euro, includendo cibo, cure veterinarie, igiene, accessori e servizi personalizzati. Questa dinamica di mercato ha aperto la strada a nuove opportunità imprenditoriali, soprattutto in territori come il Mezzogiorno dove il potenziale di sviluppo è ancora largamente inespresso. Resto al Sud 2.0, aggiornato nel 2025 con un impianto più flessibile e attento ai settori emergenti, riconosce pienamente la legittimità delle attività legate al mondo animale, a condizione che siano inquadrate correttamente sul piano giuridico e commerciale.

Il principio guida del bando resta la sostenibilità dell’idea imprenditoriale e la sua capacità di produrre valore economico e occupazionale. Quindi sì, i servizi per animali sono finanziabili, ma devono essere progettati come vere attività d’impresa, con un modello di business chiaro, una sede operativa localizzata nei territori ammissibili e un piano economico solido. Non si tratta di finanziare la passione per gli animali, ma di sostenere nuove imprese in grado di intercettare un mercato reale, costruire relazioni di fiducia con la clientela e generare un impatto positivo nel territorio.

Quali attività legate agli animali possono ottenere il contributo

Il ventaglio delle attività potenzialmente ammissibili nell’ambito della pet economy è ampio, e copre sia i servizi più tradizionali sia quelli più innovativi. Tra le attività considerate coerenti con gli obiettivi del bando figurano le toelettature professionali, i pet shop con servizi integrati, gli asili diurni per cani, i centri per l’educazione e l’addestramento, le pensioni per animali, le attività di pet therapy (se gestite con criteri imprenditoriali) e persino i servizi digitali o logistici dedicati ai proprietari di animali domestici.

Fondamentale è che queste attività siano formalmente costituite come microimprese, ditte individuali o società, e che siano attivate ex novo (o comunque non siano state già operative nei 12 mesi precedenti, come previsto dai criteri di Resto al Sud 2.0). È ammesso anche l’avvio di strutture miste, come pet café, studi di consulenza per pet care o marketplace online, purché vi sia una sede fisica operativa nel territorio finanziabile. Un’attenzione particolare viene data alle attività innovative, che integrano servizi di qualità con tecnologie digitali o soluzioni sostenibili, come packaging ecologico, prodotti naturali o utilizzo di piattaforme online per la gestione dei clienti e delle prenotazioni.

Spese ammissibili: cosa puoi finanziare con Resto al Sud 2.0 nella pet economy

Uno degli aspetti più rilevanti riguarda la possibilità di finanziare un’ampia gamma di investimenti, a patto che siano strumentali allo sviluppo dell’attività e coerenti con il piano di impresa. Le spese ammesse includono l’acquisto di attrezzature professionali (come vasche da toeletta, strumenti di igiene, box modulari, mezzi per trasporto animali), l’allestimento di locali, le spese per l’arredamento e la messa in sicurezza degli ambienti, l’acquisto di software gestionali, siti web, strumenti digitali per la promozione e la prenotazione dei servizi.

Sono inoltre ammesse le spese per la formazione imprenditoriale o specialistica, un aspetto molto utile per chi si affaccia per la prima volta a questo mercato. È importante sapere che Resto al Sud 2.0 non prevede la copertura totale dell’investimento, ma offre un contributo a fondo perduto fino al 75% dei costi, con una parte residuale a carico del proponente. Inoltre, il voucher iniziale (fino a 40.000 euro, estendibile a 50.000 per progetti innovativi o green) può essere utilizzato per le spese di avvio, anche relative alla comunicazione, alla progettazione e alle prime forniture. Tutte le spese devono essere documentate con precisione e devono essere sostenute nei tempi previsti dal cronoprogramma approvato da Invitalia.

Come costruire un progetto vincente: le chiavi per distinguersi

Nel settore della pet economy, ciò che fa davvero la differenza in fase di valutazione è la capacità del proponente di presentare un progetto professionale, strutturato e orientato alla crescita. Non basta avere esperienza con gli animali o essere appassionati di cinofilia: serve una visione imprenditoriale precisa, con obiettivi misurabili, stime di fatturato coerenti, target di clientela ben individuato e strategie commerciali credibili. I progetti più apprezzati da Invitalia sono quelli che integrano approccio commerciale, attenzione al cliente e consapevolezza delle dinamiche di mercato, anche a livello locale.

È quindi consigliabile sviluppare una proposta che tenga conto delle esigenze del territorio (densità abitativa, presenza di altri servizi simili, trend di crescita del mercato), valorizzi le competenze del proponente (eventuali certificazioni, corsi, esperienze precedenti) e includa anche una dimensione relazionale e sociale, ad esempio collaborazioni con associazioni animaliste, attività educative con scuole, iniziative per il benessere animale sul territorio. Anche la componente digitale può rappresentare un elemento distintivo: servizi online per la prenotazione, APP proprietarie, piattaforme di gestione delle cure o dei prodotti alimentari sono tutte soluzioni che possono rafforzare la competitività del progetto.

Un’opportunità reale per chi sa trasformare passione in impresa

Chi desidera aprire un’attività nella pet economy nel Sud Italia ha oggi uno strumento concreto a disposizione per iniziare con basi solide: Resto al Sud 2.0 non solo ammette questi progetti, ma li valorizza quando dimostrano coerenza, capacità di crescita e impatto positivo sul territorio. Il bando non è pensato per improvvisare, ma per sostenere chi è pronto a fare impresa, anche in settori nuovi e dinamici come quello dei servizi per animali. Con la giusta preparazione, una buona pianificazione economica e una chiara visione d’impresa, è possibile trasformare un’idea in una realtà concreta e finanziabile.

Se hai dubbi, informati con esperti del settore: un supporto tecnico adeguato può aiutarti a evitare errori, perfezionare la tua proposta e aumentare le possibilità di accesso al contributo. La pet economy rappresenta un’occasione imprenditoriale reale per il Mezzogiorno, ma va affrontata con metodo, competenze e conoscenza delle regole.

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