Nel panorama odierno della creatività digitale e delle iniziative culturali indipendenti, sempre più giovani si chiedono se sia possibile avviare un progetto nel Sud Italia, incentrato su contenuti culturali, podcast, canali YouTube o eventi di valorizzazione territoriale, beneficiando di strumenti pubblici di finanziamento. La domanda è concreta e sempre più frequente: Resto al Sud 2.0 include anche i progetti culturali, artistici e creativi, o resta confinato alle imprese tradizionali e ai settori più tecnici?
Con l’evoluzione del bando e l’introduzione della nuova versione aggiornata nel 2025, ci sono importanti novità da conoscere, che ampliano la gamma delle attività ammissibili e aprono nuovi spazi per le imprese culturali e creative. In questo articolo analizziamo in modo chiaro e approfondito come funziona l’accesso al bando per chi vuole investire nella produzione di contenuti digitali, nella divulgazione culturale o nella promozione di eventi locali, offrendo una guida concreta per capire se e come un progetto culturale può essere realmente finanziato da Resto al Sud 2.0.
Cultura, creatività e territorio: quando i progetti culturali sono considerati ammissibili
Il primo punto da chiarire è che Resto al Sud 2.0, pur nascendo come incentivo rivolto all’imprenditoria giovanile in senso classico, è stato pensato con un’impostazione più flessibile e inclusiva rispetto al passato, proprio per rispondere all’evoluzione del mercato del lavoro e alle nuove vocazioni economiche del Mezzogiorno. All’interno della misura, rientrano infatti anche le attività culturali, artistiche e creative, a condizione che siano strutturate come vere e proprie imprese. Questo significa che un progetto legato alla produzione di un podcast, alla gestione di un canale YouTube, oppure all’organizzazione di eventi locali – come rassegne culturali, festival, laboratori educativi o mostre itineranti – può essere ammesso al finanziamento se rispetta i criteri generali del bando: forma giuridica idonea, residenza nei territori agevolati, coerenza con gli obiettivi imprenditoriali della misura e sostenibilità economica del piano.
In particolare, sono ritenute ammissibili le iniziative che abbiano una finalità culturale ma una struttura imprenditoriale, ovvero siano in grado di generare ricavi, occupazione e impatto sociale. L’obiettivo del bando non è quello di sostenere attività occasionali o meramente artistiche, ma di promuovere modelli economici sostenibili basati sulla cultura come risorsa produttiva, capaci di valorizzare il territorio, attivare collaborazioni e generare pubblico. In questo senso, i progetti culturali trovano spazio nell’incentivo se sono presentati con un approccio manageriale e una strategia di crescita reale.
Podcast e contenuti digitali: strumenti innovativi per fare impresa culturale
Negli ultimi anni, il podcasting e la produzione di contenuti video online sono diventati canali fondamentali per la divulgazione culturale, il racconto del territorio, l’approfondimento tematico e la costruzione di community. Resto al Sud 2.0 riconosce questo cambiamento e consente l’accesso al bando anche a chi intende avviare una realtà imprenditoriale basata su questi linguaggi. La chiave per rendere ammissibile un progetto di questo tipo sta nella definizione chiara del modello di business: ad esempio, un podcast tematico che si finanzia con sponsorizzazioni, servizi editoriali, formazione o format per aziende locali; oppure un canale YouTube che offre contenuti culturali legati a storia, arte, musica o divulgazione sociale, e che genera entrate tramite monetizzazione, produzione conto terzi o progetti multimediali integrati.
In questi casi, le spese ammissibili possono includere attrezzature tecniche (microfoni, videocamere, software di montaggio), realizzazione di siti web, strumenti per la distribuzione digitale, consulenze di comunicazione, servizi di grafica, strumenti di marketing e persino formazione tecnica o creativa. È tuttavia indispensabile che il progetto venga strutturato con una sede operativa sul territorio, una pianificazione economica realistica e obiettivi concreti in termini di fatturato, pubblico e ricadute locali. Non basta avere un’idea creativa: occorre dimostrare come essa possa trasformarsi in un’attività economicamente autonoma e stabile nel tempo.
Eventi culturali e progetti territoriali: quando la valorizzazione diventa impresa
Un altro ambito particolarmente interessante riguarda l’organizzazione di eventi culturali, festival, rassegne, laboratori creativi o percorsi educativi legati alla cultura e al territorio. Anche in questo caso, Resto al Sud 2.0 può rappresentare uno strumento efficace per sostenere l’avvio di nuove realtà imprenditoriali culturali, purché orientate alla sostenibilità e non limitate a un’unica manifestazione. L’organizzazione di eventi locali è considerata ammissibile se inserita all’interno di un progetto strutturato, che preveda attività continuative nel tempo, relazioni stabili con enti, associazioni, scuole, imprese e un piano di sviluppo orientato al mercato.
La misura può finanziare spese legate alla logistica, alla promozione, all’acquisto di attrezzature per eventi, alla realizzazione di materiali divulgativi, alla comunicazione e al coinvolgimento del pubblico. Fondamentale, però, è che l’attività non sia intesa come un’iniziativa una tantum, ma come l’inizio di un modello d’impresa culturale territoriale, che agisce in sinergia con il contesto e costruisce valore nel medio-lungo periodo. Anche in questo ambito, serve una visione imprenditoriale matura, capace di coniugare identità culturale, progettualità economica e capacità di attrazione del pubblico.
Criticità e aspetti da considerare prima di presentare domanda
Nonostante l’apertura verso i settori culturali, è importante non sottovalutare alcuni aspetti critici. Il primo riguarda la coerenza tra obiettivi culturali e sostenibilità economica: la misura finanzia imprese, non iniziative artistiche senza finalità di mercato. Questo richiede una forte attenzione alla costruzione del business plan, alla strategia di posizionamento e alla dimostrazione di un potenziale ritorno economico. Il secondo punto riguarda la documentazione e le tempistiche: come per ogni misura Invitalia, la presentazione della domanda richiede accuratezza formale, completezza dei documenti, rispetto delle scadenze e capacità di rendicontare ogni spesa secondo criteri tecnici molto precisi.
Infine, è fondamentale evitare l’approccio dilettantistico o eccessivamente idealista: anche i progetti culturali devono essere guidati da competenze imprenditoriali e da una visione chiara di sviluppo, altrimenti rischiano di essere esclusi in fase di valutazione. Il consiglio, in questi casi, è di farsi affiancare da professionisti del settore che conoscano bene la struttura dell’incentivo e sappiano tradurre l’idea culturale in un progetto economico convincente.