Resto al Sud 2.0 requisiti 18–35 anni è la chiave d’ingresso per chi vuole aprire una piccola attività nel Mezzogiorno con un aiuto concreto e immediato. L’idea è semplice: sostenere giovani che non lavorano, o non hanno ancora iniziato, a mettere in piedi un progetto reale con costi sostenibili fin dall’inizio. La misura è pensata per ditte individuali, microimprese e liberi professionisti e permette di coprire una parte importante dell’investimento con contributi a fondo perduto.
Ci sono due strade alternative tra cui scegliere in base alle esigenze, il voucher di avvio oppure il contributo percentuale, e non si possono sommare nella stessa domanda. Questo vuol dire che bisogna ragionare sul tipo di spese, sui tempi e sulla propria liquidità. Se il piano è snello e punta su software e servizi, il buono iniziale semplifica la partenza; se l’investimento è più ampio e comprende attrezzature, il contributo percentuale diventa la rotta naturale. L’obiettivo resta uno: arrivare al mercato in fretta, senza appesantire la cassa e tenendo sotto controllo i rischi dei primi mesi.
Resto al Sud 2.0: chi può fare domanda e dove
Per entrare nella misura servono alcuni requisiti di base, tutti molto chiari. Il primo è l’età, perché il bando guarda ai 18–35 anni; il secondo è la condizione lavorativa, con priorità a chi è disoccupato, inoccupato o inattivo; il terzo riguarda il territorio, perché l’attività deve essere avviata in una delle regioni del Mezzogiorno o in aree specifiche già individuate. A livello di forma giuridica si può procedere da soli o con altri, ma il controllo deve restare in mano ai destinatari, così che il beneficio arrivi davvero a chi presenta il progetto. Conta anche la coerenza del piano: un’idea credibile, con tempi, fornitori e preventivi realistici, aiuta l’istruttoria e riduce richieste di integrazioni, accorciando i tempi tra domanda ed erogazione.
Sul fronte pratico serve aprire la partita IVA o costituire la società coerente con l’attività da avviare, definire le spese ammissibili e preparare i documenti che spiegano come si useranno i fondi. Sono ammesse voci utili all’avvio come attrezzature leggere, software gestionali, servizi di marketing, canoni cloud, consulenze tecniche e allestimenti, sempre con fatture, contratti e cronoprogrammi in ordine. Il piano deve indicare con parole semplici cosa si compra, perché serve e in che tempi verrà messo in funzione, collegando ogni euro a un risultato atteso. Più il progetto è concreto e misurabile, più è facile dimostrare che l’aiuto pubblico genera lavoro, vendite e un servizio utile al territorio.
Resto al Sud 2.0: cosa finanzia e come scegliere tra voucher e fondo perduto
La misura mette a disposizione due strumenti alternativi. Il voucher di avvio copre spese rapide e leggere fino a 40.000 euro, che diventano 50.000 euro se l’attività ha contenuti digitali, green o innovativi. È la strada giusta quando bisogna sbloccare subito licenze, consulenze, campagne di marketing e piccoli allestimenti, così da aprire in pochi mesi e generare le prime entrate. L’altra opzione è il contributo a fondo perduto percentuale: fino al 75% per investimenti fino a 120.000 euro, e fino al 70% per investimenti tra 120.000 e 200.000 euro. Questa via funziona meglio quando il budget è più ampio e include attrezzature o lavori che richiedono più tempo per essere completati e collaudati.
È fondamentale ricordare che voucher e contributo percentuale non sono compatibili sullo stesso progetto: o si sceglie l’uno o si sceglie l’altro. La decisione dipende dalla struttura delle spese e dalla cassa disponibile. Se le uscite principali sono servizi e software, il buono iniziale è spesso sufficiente per mettere in moto l’attività e testare il mercato; se invece servono macchinari e arredi, la copertura percentuale riduce di molto l’esborso iniziale, pur richiedendo la parte residua a carico del proponente. In tutti i casi conviene scrivere un piano semplice e puntuale, con obiettivi concreti e tempi realistici, così da evitare errori di impostazione e procedere spediti verso la domanda.
Resto al Sud 2.0 requisiti 18–35 anni: esempi numerici utili e differenze con il Resto al Sud “classico”
Gli esempi aiutano a capire subito quale strada seguire. Su un budget di 100.000 euro si può optare per il voucher fino a 40–50 mila euro se il progetto è leggero e punta su servizi, oppure per il contributo al 75% se le spese sono più ampie e includono beni strumentali. Per 120.000 euro il contributo arriva fino a 90.000 euro, lasciando 30.000 euro di cofinanziamento da coprire con mezzi propri, anticipo fornitore o microcredito. Su 200.000 euro si ottiene fino al 70%, cioè 140.000 euro, mentre i restanti 60.000 euro devono essere messi dal proponente, pianificando bene tempi di acquisto, collaudi e incassi per non mettere sotto stress la liquidità.
Il confronto con Resto al Sud “classico” chiarisce due passaggi importanti. Nel “classico” il tetto complessivo non supera i 200.000 euro e la copertura è al 100%, ma metà è fondo perduto e l’altra metà è prestito bancario garantito. Ogni beneficiario ha un massimale individuale, e per arrivare a 200.000 euro servono tipicamente quattro soci, perché si sommano i loro tetti. Nel 2.0 un singolo può mirare allo stesso budget fino a 200.000 euro senza prestito agevolato, ma sapendo che una parte resta a carico proprio. La scelta, quindi, si fonda su età, numero di proponenti e capacità reale di sostenere l’investimento: squadra e loan nel “classico”, grant percentuale e maggiore autonomia finanziaria nel 2.0.
Consulenza gratuita per scegliere bene e preparare la domanda
Se vuoi capire in fretta qual è la rotta giusta, possiamo analizzare insieme numeri, tempi e priorità del tuo progetto con una Consulenza Gratuita. Partiamo dai requisiti, verifichiamo la forma giuridica più adatta e traduciamo il budget in passaggi semplici, distinguendo cosa serve per aprire subito e cosa può aspettare qualche mese. Confrontiamo in modo chiaro voucher e contributo percentuale, sapendo che non si sommano, e costruiamo un piano di cofinanziamento sostenibile per evitare colli di bottiglia di cassa. L’obiettivo è presentare una domanda pulita, con preventivi coerenti, cronoprogramma lineare e documenti pronti per l’istruttoria.
Dalla messa a punto del business plan al caricamento della domanda, restiamo concentrati su ciò che accorcia i tempi e riduce gli errori: fornitori allineati, spese ammissibili definite, controlli incrociati sui documenti e attenzione alle scadenze. Se il tuo investimento è vicino a 200.000 euro, valuteremo insieme la convenienza tra 2.0 e “classico”, ricordando che nel “classico” per arrivare al tetto servono più soci, mentre nel 2.0 puoi farcela anche da solo coprendo la parte residua con mezzi propri. Raccontami idea, territorio e tempi: trasformeremo tutto in un percorso chiaro, concreto e misurabile, con obiettivi realistici e un calendario di attivazione senza sorprese.