Per molti aspiranti imprenditori del Mezzogiorno e delle aree interne del Centro Italia, Resto al Sud rappresenta un’occasione concreta per trasformare un’idea in impresa, grazie a un mix di contributo a fondo perduto e finanziamento agevolato. Tuttavia, l’iter di valutazione non è mai automatico e può portare a un esito negativo, anche quando il progetto sembra valido. Questo accade quando, al termine dell’istruttoria tecnica o del colloquio, Invitalia notifica al candidato i cosiddetti motivi ostativi. Non si tratta di una bocciatura definitiva, ma di un segnale di criticità. E soprattutto, non è un punto di arrivo, ma un passaggio decisivo da cui può dipendere la possibilità di ribaltare l’esito e ottenere l’approvazione finale.
Resto al Sud motivi ostativi: un giudizio interlocutorio da non sottovalutare
I motivi ostativi sono una comunicazione ufficiale in cui Invitalia evidenzia le carenze progettuali, strategiche o formali che impediscono, allo stato attuale, la concessione del finanziamento. Possono riguardare diversi aspetti: dalle incongruenze tra il profilo del richiedente e l’attività proposta, alla debolezza dell’analisi di mercato, fino a errori nella struttura economico-finanziaria o nella definizione delle strategie. In genere vengono formulati in linguaggio tecnico e accompagnati da un punteggio che posiziona il progetto al di sotto della soglia minima per l’approvazione. Ma attenzione: se il punteggio assegnato è compreso tra 8 e 11, è ancora possibile intervenire. Il progetto può essere rivalutato, senza necessità di sostenere un nuovo colloquio, presentando una risposta formale ben strutturata e corredata da documentazione integrativa.
Il punteggio minimo è 12, ma l’intervallo “critico” può diventare strategico
Il meccanismo di valutazione si basa su un punteggio complessivo massimo di 20. Per ottenere l’approvazione dell’incentivo, è necessario totalizzare almeno 12 punti. Tuttavia, se l’istruttoria si conclude con un punteggio compreso tra 8 e 11, la pratica non viene chiusa, ma “congelata” in attesa di chiarimenti. È proprio in questa fascia che si apre la possibilità di reagire: il candidato ha diritto a presentare una contro-relazione tecnica, con cui può spiegare, integrare e correggere gli aspetti segnalati. È un’occasione concreta, che permette alla commissione di rivedere l’esito alla luce di nuovi elementi. Ma è anche un momento delicato, da gestire con competenza e lucidità. Perché una risposta generica o mal formulata chiude definitivamente la procedura.
Le carenze più frequenti: cosa dicono davvero i motivi ostativi
Esaminando i rilievi più comuni notificati da Invitalia, emergono alcuni schemi ricorrenti. Molti progetti vengono ritenuti deboli a causa di un’analisi di mercato generica, superficiale o priva di riferimenti oggettivi. I target risultano poco definiti, le dinamiche competitive non analizzate, le tendenze di consumo ignorate. Non è raro che i proponenti copino letteralmente il contenuto del format ufficiale senza adattarlo al proprio caso specifico, dando così l’impressione di non conoscere il contesto in cui vogliono operare.
Un altro nodo critico riguarda le strategie commerciali: prezzi non coerenti, canali di vendita non strutturati, promozione assente o proposta con strumenti obsoleti. In molti casi, la valutazione negativa scaturisce da incongruenze tra quanto scritto e quanto dichiarato durante il colloquio, soprattutto in relazione ai costi, ai margini di guadagno o alla tempistica operativa. Se l’intero impianto strategico appare fragile, approssimativo o incoerente, il punteggio crolla.
Infine, alcune pratiche vengono bloccate per disallineamento tra il profilo del richiedente e l’attività proposta: ad esempio, chi presenta un progetto nel settore turistico o digitale senza alcuna esperienza coerente o senza figure professionali di riferimento. In questi casi, Invitalia ritiene che manchi la capacità di eseguire il piano con successo.
Come rispondere in modo efficace: cosa serve per ribaltare l’esito
Quando si riceve una notifica di motivi ostativi, bisogna agire con precisione. La risposta non è un semplice chiarimento, ma una vera e propria relazione tecnica che deve rispondere voce per voce a tutte le criticità. L’obiettivo è dimostrare, con dati oggettivi e documenti aggiornati, che il progetto è stato migliorato e che ora rispetta i criteri richiesti. Questo significa:
- Riformulare l’analisi di mercato con dati reali e fonti attendibili
- Integrare l’analisi dei competitor e rafforzare la definizione del target
- Correggere i listini prezzi, chiarire eventuali equivoci su IVA e margini
- Rivedere le strategie di distribuzione, comunicazione e posizionamento
- Dimostrare la reale coerenza tra profilo del proponente e attività prevista
Una risposta efficace richiede competenze trasversali: strategiche, economiche, narrative. Serve rigore, ma anche capacità di costruire un racconto imprenditoriale credibile, che mostri al valutatore un reale salto di qualità. La superficialità è l’errore più grave: basta una svista o una contraddizione per confermare il rigetto.
Resto al Sud motivi ostativi: trasformare un ostacolo in un’opportunità
Molti candidati, dopo aver ricevuto motivi ostativi, si scoraggiano o rispondono in modo frettoloso. Così facendo, perdono l’unica possibilità di ribaltare l’esito e ottenere il finanziamento. In realtà, la replica ai motivi ostativi è una seconda chance reale, ma solo se affrontata con strategia e competenza. Non basta difendersi: bisogna dimostrare che l’idea d’impresa ha sostanza, che il progetto è stato rivisto con metodo e che il team ha le capacità per realizzarlo.
Se hai ricevuto motivi ostativi per Resto al Sud, non affrontare da solo questo passaggio. Rivolgiti a esperti del settore, che sappiano interpretare il linguaggio tecnico di Invitalia, strutturare una contro-relazione efficace e darti gli strumenti per riaprire la procedura. Una buona idea merita di essere valutata nella sua forma migliore.