Nel panorama in continua evoluzione della formazione privata, cresce il numero di giovani professionisti che vogliono investire nel Sud Italia attraverso progetti legati all’apprendimento, al coaching e allo sviluppo personale. Le scuole di lingua, i percorsi di micro-formazione, le attività di coaching e mentoring professionale rappresentano settori dinamici e in forte espansione, soprattutto alla luce delle nuove esigenze di mercato e dei cambiamenti nel modo in cui si apprende e si lavora. Tuttavia, chi desidera avviare una di queste attività nel Mezzogiorno si pone una domanda chiave: questi settori sono effettivamente ammessi e finanziabili con il bando Resto al Sud 2.0? È possibile ottenere contributi a fondo perduto per avviare una scuola privata di lingue, un’attività di coaching professionale o una piattaforma di formazione breve? In questo articolo rispondiamo in modo chiaro e dettagliato, analizzando la normativa vigente, i criteri di ammissibilità e le modalità con cui queste iniziative possono accedere al programma Resto al Sud 2.0.
Attività formative e coaching: cosa prevede la normativa di Resto al Sud 2.0
La versione aggiornata del bando Resto al Sud 2.0, introdotta con il Decreto Coesione del 2024, estende la possibilità di ottenere contributi a fondo perduto anche per attività non tradizionali, comprese molte iniziative nel campo della formazione professionale, dell’educazione non formale e dello sviluppo delle soft skills. L’incentivo, destinato a giovani under 35 che vogliono avviare un’attività nel Mezzogiorno o in specifiche aree del Centro Italia, include tra le attività ammissibili anche quelle legate ai servizi alla persona e alla consulenza, purché svolte in forma imprenditoriale. Le scuole private di lingua, i centri di formazione specialistica e i percorsi di coaching individuale e di gruppo possono quindi rientrare tra le categorie agevolabili, a condizione che siano strutturati con una sede operativa, un piano economico sostenibile e un’offerta formativa orientata al mercato.
Non si tratta, dunque, di una semplice liberalizzazione delle professioni, ma di un vero e proprio riconoscimento della valenza economica e occupazionale delle attività formative alternative, che contribuiscono allo sviluppo del capitale umano locale. Tuttavia, è essenziale comprendere che la natura dell’incentivo resta imprenditoriale: sono finanziabili progetti che dimostrino capacità di stare sul mercato, generare occupazione, attrarre utenti o clienti, e non iniziative saltuarie o marginali.
Scuole di lingua e centri educativi privati: requisiti e opportunità
Nel caso specifico delle scuole di lingua o dei centri di formazione linguistica, la normativa vigente consente pienamente la loro inclusione tra le attività ammissibili, purché vengano rispettati alcuni requisiti fondamentali. La prima condizione è che l’attività sia registrata in forma d’impresa (ditta individuale o società), con sede operativa fisica localizzata nel territorio agevolato. Questo significa che un giovane che desidera aprire una scuola di inglese, spagnolo o cinese a Catania, a Bari o in un piccolo comune calabrese può presentare un progetto di impresa per ottenere il voucher di avvio fino a 40.000 euro (elevabile a 50.000 per progetti digitali o green) e il contributo sugli investimenti fino al 75% delle spese.
Le voci di spesa ammesse includono l’acquisto di attrezzature (come computer, LIM, software didattici), la ristrutturazione dei locali, le licenze per piattaforme online, il materiale didattico e i servizi di consulenza per l’impostazione dell’attività. È però indispensabile costruire un’offerta formativa ben definita, strutturata su moduli e corsi coerenti con la domanda del territorio o con un target specifico (studenti, adulti, lavoratori). La forza di un progetto in questo ambito risiede nella capacità di posizionarsi come struttura professionale, con un brand riconoscibile, un piano di comunicazione e una strategia di crescita. Non sono invece considerate ammissibili iniziative a carattere puramente amatoriale, occasionale o hobbistico.
Coaching, mentoring e micro-formazione: quando e come sono finanziabili
Il mondo del coaching e della formazione breve – come il life coaching, il career mentoring, la preparazione a test o concorsi, le micro-certificazioni digitali – è in rapida espansione, ma spesso incontra ostacoli burocratici nei bandi pubblici. In Resto al Sud 2.0, però, vi è un’apertura concreta a queste attività, a patto che siano configurate come imprese strutturate e non come prestazioni individuali saltuarie. Un’attività di coaching è ritenuta ammissibile se si presenta come un’impresa di servizi alla persona o di consulenza professionale, dotata di un piano economico e operativo. Ad esempio, un giovane che ha ottenuto certificazioni internazionali in coaching può aprire un centro che offre percorsi personalizzati o workshop collettivi su tematiche legate al benessere, alla carriera, alla crescita personale.
Anche la micro-formazione, incentrata su corsi brevi ad alta specializzazione (dal digitale alla comunicazione, dal marketing alle competenze trasversali), può essere ammessa se si dimostra la reale capacità di rispondere a un fabbisogno formativo locale o settoriale. I progetti più solidi sono quelli che propongono un’offerta modulare, scalabile e replicabile, magari integrando attività in presenza e online, utilizzando piattaforme digitali, canali di e-learning e partnership con professionisti o aziende. L’investimento nelle attrezzature, nella piattaforma, nella comunicazione e nella certificazione può essere coperto dai contributi previsti dal bando. Il punto critico rimane sempre lo stesso: presentare l’attività come impresa, con un modello di business e un mercato di riferimento chiaro.
Le condizioni operative: cosa serve per presentare un progetto vincente
Indipendentemente dalla tipologia formativa, per accedere con successo a Resto al Sud 2.0 è necessario predisporre un business plan articolato, credibile e coerente, che dimostri come l’attività genererà valore economico e sociale. Questo significa non solo presentare una lista di spese, ma anche spiegare come si intende attrarre clienti, differenziarsi dalla concorrenza, creare continuità economica e occupazione. Le attività nel settore educativo e formativo, sebbene immateriali, devono quindi essere presentate con una logica imprenditoriale a tutti gli effetti, sottolineando il posizionamento strategico, la sostenibilità nel tempo e l’impatto sul territorio.
Serve inoltre avere chiara la localizzazione dell’impresa (che deve ricadere nei territori agevolati), la struttura giuridica e i tempi di realizzazione. Tutte le spese devono essere rendicontate e coerenti con il piano d’investimento. È importante anche ricordare che non è sufficiente essere “esperti” di formazione o possedere competenze individuali, se queste non vengono tradotte in una proposta di impresa concreta e strutturata. Infine, il rispetto delle regole formali e della documentazione richiesta da Invitalia è cruciale: errori nella fase di domanda o incongruenze nei requisiti possono compromettere l’accesso ai fondi.
Innovazione formativa e sviluppo locale: un binomio da coltivare
Il settore della formazione privata, nelle sue varie forme, rappresenta oggi una leva strategica per la crescita delle competenze e per la coesione territoriale. Le attività educative, linguistiche e di coaching non solo formano individui, ma attivano dinamiche economiche locali, creano occupazione e migliorano l’accessibilità alla conoscenza. Per questo Resto al Sud 2.0, pur mantenendo una selettività rigorosa, riconosce il valore economico delle nuove forme di educazione imprenditoriale. Chi desidera aprire una scuola, un centro formativo o un’attività di coaching può trovare nella misura una risorsa concreta, a patto di operare con visione, metodo e consapevolezza.
Il Sud Italia ha bisogno di luoghi in cui si apprendano lingue, si sviluppino competenze, si rafforzino le soft skills e si crei una cultura dell’autoformazione. Investire in questo ambito non è solo un atto imprenditoriale, ma anche una scelta civile e strategica, in grado di contribuire alla modernizzazione del tessuto socioeconomico locale.
Un’opportunità per chi forma e innova, da cogliere con preparazione
Resto al Sud 2.0 apre le porte a un’ampia gamma di attività formative, linguistiche e di coaching, purché configurate come vere imprese, con basi solide e obiettivi chiari. Le scuole di lingua, i progetti di micro-formazione e i servizi di coaching possono accedere ai contributi se si presentano con professionalità e coerenza. Se hai un’idea in questo ambito e vuoi trasformarla in un’attività finanziata, informati con esperti del settore: una consulenza qualificata può aiutarti a capire se il tuo progetto è ammissibile, a perfezionare il piano e ad affrontare con successo il percorso verso l’incentivo.