Resto al Sud 2.0: come ottenere una delibera positiva e partire con il piede giusto

Resto al Sud 2.0 come ottenere una delibera positiva

Guida alla Lettura

Nel mondo della finanza agevolata, il momento in cui si riceve la delibera positiva da parte di Invitalia segna una linea netta tra l’idea e la sua concreta realizzazione. È lo spartiacque tra il progetto sulla carta e l’impresa che comincia a muovere i suoi primi passi. Con l’introduzione del Resto al Sud 2.0, il percorso per accedere a questo traguardo è stato potenziato, ampliato e – al contempo – reso più selettivo. Questo significa che ottenere una delibera positiva con Resto al Sud 2.0 non è solo questione di documentazione formale, ma soprattutto di coerenza, strategia e credibilità complessiva del progetto.

Capire come muoversi in questa fase, cosa fare (e cosa evitare), quali logiche governano la valutazione e come rendere un’idea realmente “finanziabile” è ciò che può fare la differenza tra un esito positivo e una bocciatura. Ecco perché partire con il piede giusto non è un optional, ma un requisito essenziale.

Cosa significa “delibera positiva” nel contesto del Resto al Sud 2.0

Ottenere una delibera positiva significa che il progetto presentato ha superato l’istruttoria tecnica ed economico-finanziaria di Invitalia e risulta ammissibile al finanziamento complessivo previsto dal bando. Questo passaggio certifica che l’impresa proposta è considerata sostenibile, coerente con gli obiettivi della misura, adeguata sotto il profilo normativo e capace di generare impatto sul territorio.

Nel dettaglio, la delibera comporta l’approvazione della combinazione tra contributo a fondo perduto e finanziamento bancario agevolato, accompagnata, se previsto, dal voucher di gestione fino a 15.000 euro per le ditte individuali o 40.000 per le società. Ma soprattutto, segna l’apertura ufficiale della fase esecutiva del progetto: rendicontazione, erogazione fondi e avvio operativo.

Perché il Resto al Sud 2.0 richiede maggiore attenzione nella fase istruttoria

Il nuovo assetto del Resto al Sud, evoluto nella versione 2.0, ha ampliato il raggio d’azione delle spese finanziabili e ha rafforzato la centralità della sostenibilità progettuale. Se da un lato offre maggiori risorse e flessibilità, dall’altro alza il livello di selettività, richiedendo che ogni proposta dimostri reale fattibilità, impatto sul territorio e solidità esecutiva.

Questo comporta che non basta più “avere una buona idea”: serve una progettazione meticolosa, una documentazione allineata e una narrazione d’impresa credibile. La valutazione, infatti, si fonda su un mix tra dati numerici e coerenza qualitativa: ogni parte del progetto deve dialogare con le altre e rispondere ai criteri di ammissibilità con logica, rigore e chiarezza.

Gli elementi che rafforzano la possibilità di ottenere una delibera positiva con Resto al Sud 2.0

Partire con il piede giusto significa innanzitutto comprendere quali siano gli aspetti che Invitalia valuta con maggiore attenzione. Il primo, ovviamente, è il business plan. Non un documento compilato per formalità, ma un vero progetto imprenditoriale, con previsioni finanziarie strutturate, stime realistiche dei costi e ricavi, un’analisi credibile del mercato di riferimento, e una descrizione operativa del modello di business.

A rafforzare il progetto è la coerenza tra codice ATECO scelto, attività dichiarata e spese previste. Ogni incongruenza tra questi elementi può generare rilievi, richieste di integrazione o – nel peggiore dei casi – l’esclusione. Serve poi una struttura dei costi ben articolata, che rispetti le soglie ammissibili (ad esempio: non oltre il 30% per le ristrutturazioni, non oltre il 20% per le spese di gestione) e che non includa voci escluse dal bando (come il personale o le consulenze esterne nella fase iniziale).

Un altro elemento determinante è la sostenibilità gestionale del progetto: l’imprenditore deve dimostrare non solo che l’investimento è valido, ma che sarà in grado di condurlo con competenza e visione. Ecco perché le competenze pregresse, la formazione specifica, le esperienze lavorative pregresse e – quando presenti – le collaborazioni dichiarate, possono rafforzare in modo decisivo il profilo del proponente.

Infine, l’aspetto documentale: una pratica incompleta, incoerente o redatta con superficialità difficilmente otterrà esito positivo. Ogni documento deve essere aggiornato, firmato correttamente, in linea con le richieste del portale Invitalia. Anche un errore formale può rallentare o compromettere l’intera istruttoria.

L’importanza della localizzazione e della scelta strategica

Anche se spesso sottovalutato, il contesto territoriale in cui si colloca l’attività ha un impatto concreto nella valutazione. Il progetto deve dimostrare pertinenza con le esigenze del territorio, opportunità di inserimento nel tessuto economico locale e compatibilità urbanistica della sede operativa.

Scegliere la location giusta non significa solo trovare un locale in affitto: significa argomentare perché quell’indirizzo, quella città o quel quartiere rappresentano una scelta strategica per l’attività. Una struttura ricettiva in un’area a vocazione turistica ha una valenza differente da una lavanderia industriale in una zona residenziale. E questo vale per ogni tipologia d’impresa.

Le fasi successive alla delibera: come proseguire in modo corretto

Ottenere la delibera non significa avere automaticamente i fondi disponibili: è solo l’inizio della fase di realizzazione. Dopo l’approvazione, il proponente è chiamato ad aprire la Partita IVA, formalizzare la sede operativa, firmare il contratto di finanziamento bancario e attivare l’iter di rendicontazione delle spese.

Anche qui, procedere in modo corretto è cruciale. Ogni spesa deve essere tracciabile, ammissibile e coerente con il piano approvato. Serve una pianificazione finanziaria rigorosa, una gestione ordinata della documentazione fiscale e – spesso – l’assistenza di un consulente esperto in rendicontazione. L’intervento, se gestito con disordine o approssimazione, può perdere efficacia o comportare ritardi nelle erogazioni.

Conclusione: la delibera positiva con Resto al Sud 2.0 come esito di un processo solido, non come formalità

Ottenere una delibera positiva non è mai un evento fortuito, ma il risultato di un percorso progettuale curato in ogni dettaglio. È il punto di arrivo di una fase di ideazione, redazione, verifica e coerenza, che valorizza l’idea imprenditoriale e la rende compatibile con i criteri di finanziabilità pubblica.

Con il Resto al Sud 2.0, lo Stato offre una leva economica potente per trasformare i progetti in impresa vera. Ma sta all’imprenditore – e al supporto professionale scelto – costruire il ponte tra sogno e delibera. Partire con il piede giusto, significa proprio questo: progettare in modo intelligente, rispettare le regole, comunicare con efficacia e muoversi con consapevolezza. È così che un’idea diventa impresa. E che un’istruttoria si chiude con un sì.

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